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La pargoletta è arrivata nel giorno della liberazione dell'ultimo anno del calendario Maya... ed eccomi a 41 anni con un frugoletto tra le braccia quasi tutto il giorno, tranne quando cambio pannolini, faccio bagnetti e qualche anima buona me la rapisce per coccolarla. Un'amore di bambina...ma anche un'impegno 24 ore su 24 che cambia "un po'" la vita. Poiché sotto la mamma c'è una donna quarantenne nella vita precedente lavoratrice con tanti interessi, esploratrice di se stessa e alla perenne ricerca di quel qualcosa che "mi fa stare bene", l'adattamento ai nuovi ritmi non è facile. Da qui l'idea del blog, un po' sfogo terapeutico un po' desiderio di condivisione con chi di voi vive/viveva/vivrà un'esperienza simile. Tra una pappa e una nanna....e ringraziando le apine sulla culla.

giovedì 5 luglio 2012

L'allattamento

L'allattamento è stata la principale fonte di preoccupazione durante tutto il primo mese di vita della bimba. Non penso di essere speciale in questo. Lo è per molte mamme. Non è raro sentire le donne che si lamentano di ragadi, mastiti, continue levatacce notturne, seni dolenti, ecc. ecc. Io però, non ho potuto lamentarmi di tutto questo, anzi, per certi versi, a tratti, avrei voluto. Per nove mesi ho sentito ripetere  che non c'è nulla di meglio dell'allattamento al seno materno, il quale fornisce un sacco di sostanze e anticorpi al bambino, nonché tutto l'affetto necessario a cementare l'attaccamento del neonato alla madre. Ostetriche ed esperti non facevano che ripetere di non ricorrere al biberon per evitare che il bimbo si accorgesse che la suzione è più facile rispetto a quella al seno. Chiaramente dopo tutto questo battage pro-allattamento naturale e dopo aver provato in ogni modo ad allattare al seno, sono stata assalita da un complesso di inferiorità (per non essere capace di fare una cosa naturale per ogni madre), nonché da un forte senso di colpa (per non poter trasmettere anticorpi e sostanze preziose a mia figlia), quando sono ricorsa al biberon per nutrire mia figlia che stava visibilmente perdendo peso.  Vi assicuro che vedere il 99% delle donne offrire il seno ai neonati piangenti notando come questo li calmasse immediatamente, mentre la propria bimba strattonava il capezzolo cominciando a piangere perché usciva poco o nulla, non mi ha certo aiutato nel primo periodo di vita di mia figlia. Conscia del valore dell'allattamento al seno, non ho certo gettato la spugna facilmente: ho attaccato il tiralatte varie volte al giorno, come consigliatomi dalle ostetriche; ho bevuto acqua e tisana alla Galega in abbondanza; ho preso anche una medicina omeopatica che avrebbe dovuto stimolare la montata lattea; ho attaccato mia figlia al seno tutte le volte che voleva mangiare (e lei ne era felice per i primi tre minuti, salvo poi iniziare a piangere).  Mentre le altre donne si lamentavano del dolore che provavano e di magliette bagnate, io attendevo speranzosa che arrivasse questa fatidica montata. Dopo qualche pianto solitario per l'attesa vana e i continui insuccessi, ho deciso di darmi un'altra chance, andando ad una riunione de "La Leche League", i maggiori "sponsor" dell'allattamento materno, dove ho ricevuto preziosi consigli su come attaccare la bimba in modo corretto. Ho messo in atto tutti i consigli, ma senza successo. Non volendo darmi per vinta, ho provato anche ad utilizzare un aggeggio di plastica che avrebbe dovuto stimolare la meccanica della suzione al seno, pur fornendo latte artificiale al bimbo. All'ennesimo tentativo a vuoto, ho desistito. Era diventata una lotta contro me stessa. Non è stato facile rinunciare, ma me ne sono fatta una ragione vedendo mia figlia soddisfatta durante la poppata e ora addirittura capire che quella bottiglietta bianca significa goduria e felicità.
Paradossalmente, a consolarmi ulteriormente è venuto il mitico dottor Spock (Benjamin) che nella sua "bibbia di tutte le madri" del lontano 1976, pur essendo un sostenitore dell'allattamento al seno in un periodo in cui era in gran voga quello artificiale, afferma: "Le mamme che leggono ciò che dicono psicologi e psichiatri sull'importanza dell'allattamento al seno, talvolta si mettono in testa che i bambini allattati artificialmente finiscono con l'essere meno felici di quelli nutriti al seno. Nessuno ha potuto dimostrarlo. Ci sono mille modi per dimostrare il proprio affetto al figlio e dargli sicurezza. L'allattamento al seno è uno di questi ma non è essenziale. E' bene ricordare che l'aver latte o non averlo dipende esclusivamente dalla secrezione ghiandolare, e la madre su questo non ha alcuna possibilità di influire; perciò, se non può allattare, non deve avere alcun senso di colpa, né la sensazione di amare poco il bambino. " Grazie dott. Spock!

2 commenti:

  1. ...vorrei sottolineare che lo splendido papá della splendida creatura in questione è venuto su a latte artificiale! Sempre grazie al dottor Spock.

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  2. ...vorrei confermare che il poco modesto padre della splendida Nicole,è davvero "uno scarrafone bell' a mammma soie"

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