Lo scorso venerdì abbiamo portato la bimba in piscina per la
terza lezione di acquaticità dove avrebbe sperimentato per la prima volta l’apnea.
Pare che ai bambini riesca molto semplice e gradevole, in quanto l’acqua è stato
il loro elemento per ben nove mesi. L’unico accorgimento è quello di soffiare sul
loro viso prima di immergerli, in modo
che loro chiudano la glottide e quindi,
una volta inzuppati come un biscotto nel caffellatte, non bevano. Nonostante
avessi visto altri bambini uscire indenni (alcuni anche sorridenti) da questo
simpatico esercizio, erano giorni che vivevo con angoscia pensando al fatidico
venerdì in cui anche la mia piccolissima bimbetta avrebbe provato quest’eccitante
avventura. Ma eccitante per chi?!? Per il papà che l’avrebbe immersa sott’acqua o
per l’ostetrica che sarebbe stata pronta ad intervenire in caso qualcosa fosse
andato storto? Per lei, ignara di quello a cui sarebbe andata incontro? Non
certo per me che, nel corso dell’ultima settimana, avevo trovato mille motivi
per rimandare questo momento che mi pareva alquanto traumatico per una bimba di
2 mesi: era la più piccola del corso, l’acqua della piscina era troppo
fredda, gli esercizi in acqua la
stancavano troppo, aveva appena fatto sette vaccini, era debole, come diavolo
faceva a sapere che doveva chiudere la glottide?
Arrivato il gran giorno, io ho cercato di tenere per
me la mia ansia, preparandole silenziosamente la borsa con asciugamani e accappatoio.
Le ho parlato lungo tutto il viaggio verso la piscina, come faccio sempre,
distraendola con apine e giocattolini vari. L’intento era quello di fare in
modo che per lei fosse un normale viaggio in macchina con mamma e papà. In
verità mi sentivo come colei che accompagnava il condannato a morte alla
ghigliottina. Un po’ boia, un po’
traditrice della buona fede che quella pargoletta tutta sorrisi e versetti
riponeva nella propria brava mamma. E’
proprio vero che è impossibile nascondere le proprie emozioni ai bambini, o per
lo meno alla mia. Una volta arrivata in piscina, Nicole non voleva svestirsi,
cosa che generalmente fa volentieri, ha pianto entrando in acqua e ha
cominciato a tremare di freddo prima dei soliti 20 minuti in acqua. Le premesse
non erano buone. Io ho continuato a fingere che fosse tutto normale ma dentro
di me l’ansia del fatidico momento aumentava.
Infine ho deciso di fare lo struzzo (mettendo la testa fuori dalla
piscina) e guardando altrove quando il papà coraggiosamente immergeva la
pischella sott’acqua. Il pianto che è giunto alle mie orecchie subito dopo,
quello però l’ho sentito, nonostante il rumore che i bimbi facevano andando su
e giù in acqua, e il cuore di mamma a quel punto non ha potuto non sentirsi
trafitto sapendo che la sua tenera frugoletta era stata appena battezzata con quel
barbaro rito pagano. Chissà, forse la
mia ansia nascondeva anche il ricordo poco piacevole dei molteplici corsi di
nuoto che ero stata obbligata a seguire da piccola (perché avrebbero eliminato
la mia scoliosi – cosa che non si avverò) con relativa sopportazione degli
istruttori dai modi militareschi, dell’acqua gelida, del cloro che mi irritava
la gola. Difficile scindere in me l’ansia
della mamma da quella della figlia. Per fortuna che a fine corso c’era sempre
la cioccolata calda a consolarmi …
Informazioni personali
- Doris
- La pargoletta è arrivata nel giorno della liberazione dell'ultimo anno del calendario Maya... ed eccomi a 41 anni con un frugoletto tra le braccia quasi tutto il giorno, tranne quando cambio pannolini, faccio bagnetti e qualche anima buona me la rapisce per coccolarla. Un'amore di bambina...ma anche un'impegno 24 ore su 24 che cambia "un po'" la vita. Poiché sotto la mamma c'è una donna quarantenne nella vita precedente lavoratrice con tanti interessi, esploratrice di se stessa e alla perenne ricerca di quel qualcosa che "mi fa stare bene", l'adattamento ai nuovi ritmi non è facile. Da qui l'idea del blog, un po' sfogo terapeutico un po' desiderio di condivisione con chi di voi vive/viveva/vivrà un'esperienza simile. Tra una pappa e una nanna....e ringraziando le apine sulla culla.
martedì 17 luglio 2012
battesimo pagano
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Bello Dorissa. Tremendo questo battesimo pagano! Povera Nicole. Mi dispiace. Ma poi si e' ripresa in fretta?
RispondiEliminaAnche io da piccola odiavo i corsi nuoto e passavo il tempo a sognare la cioccolata calda della macchinetta a fine lezione!! Uguali anche a 5 anni, come al solito.
Un bacione.
Non si può nascondere proprio nulla ai bimbi ... capiscono benissimo le nostre emozioni ... ma, da istruttrice di nuoto, devo dirti, daiiiiiiiiiiiiii, falla giocareeeeeeeeeeeee!!! Ahahahah
RispondiEliminaBello questo pezzo, mi piace molto come l'hai scritto! ^_^
@ Lilia: se non ci fosse stata la cioccolata calda della macchinetta, penso che non avrei sopportato quell'ora in piscina. Ancora sento il freddo, mi vedo mentre respiro ogni tre bracciate e faccio vasche che non terminano mai. È proprio vero che fare uno sport contro voglia non serve a niente. Sono cresciuta odiando mettere la testa sott'acqua, il pensiero di lavare ed asciugare i capelli ogni volta mi tiene tutt'ora lontana dalle piscine, che frequento solo se vado nei centri termali a corollario di saune e idromassaggi. Diciamo che almeno ho imparato a galleggiare e quindi saprei salvarmi in caso di naufragio (con la costa moooolto vicina).
RispondiEliminaBrava Doris, continua così!! Baci, Eline
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